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Milano (IT)

Expo Milano 2015 Architetture di servizio

La presenza contemporanea di fattori oggettivamente riconoscibili e di analogie concettuali relative alla destinazione del sito,

hanno suggerito una reinterpretazione dell’impianto Cardo-Decumano derivato dalla centuriazione e dall’urbanistica cittadina romana.

Il concetto di progetto muove dall’individuazione dei seguenti fattori:

– l’utilizzo dell’acqua come elemento costante e qualificante del Masterplan;

– il rigido impianto ortogonale dell’organizzazione dei percorsi pedonali;

– la durata temporale limitata dell’expo e, quindi, la sua transitorietà;

l’arrivo e la partenza, l’inizio e la fine dell’esperienza, intesi come elementi qualificanti della proposta progettuale,

sia in termine di fruizione dell’expo da parte dei visitatori, che in termini prettamente pratici relativi alla realizzazione,

allo smontaggio ed all’auspicato riuso degli “oggetti”;

– la realizzazione di contenitori di servizi, anche eterogenei e differenziati tra loro, ma collegati e talvolta complementari;

– la partecipazione all’evento di persone provenienti da lontano, come avviene in un terminal di trasporto;

– l’utilizzo dell’acciaio e del vetro come materiali privilegiati in relazione ai concetti di ecosostenibilità e riuso;

– l’esigenza della ripetizione del “tipo” all’interno dell’area di progetto;

– la necessità di una immediata riconoscibilità dei “segni”, quindi un’accentuata caratterizzazione.

Seguendo le suddette linee guida, l’impianto cardo-decumano si immagina come un insieme di moli con impianto ortogonale.

L’acqua viene fatta intervenire anche nei lotti di pertinenza delle stecche di servizio, dando forma ad ulteriori darsene.

All’interno delle nuove darsene vengono ubicate le stecche di servizio, immaginate come navi. Come delle navi, le stecche

dei servizi arrivano, sostano per un periodo limitato, e ripartono; ospitano al loro interno più funzioni, accostate, a volte

sovrapposte o complementari. Come in un terminal portuale, l’expo ospiterà, anche solo per poche ore, i visitatori provenienti

da ogni angolo della terra. Come in un molo, la prospettiva offrirà una sequenza ordinata di prue aggettanti e di poppe arretrate.

L’intera la proposta ideativa si sviluppa secondo il concetto di origine. Tentando di non cedere al figurativo, ma di astrarre il più

possibile il concetto, il progetto richiama di continuo il simbolo. Che viene sottolineato, e si amplifica: i moli ospitano le navi,

circondate d’acqua; ad esse si affiancano imbarcazioni più piccole, le lance (bar e blocchi servizi) con una presenza più diffusa

e discreta. L’info-point diviene un faro che, oltre a dispensare notizie ed aiuti ai visitatori, informa e suggerisce, da lontano, la

presenza del porto.

Le superfici materiche, le aperture sulle carene, le finestre della stecca, la distribuzione verticale, gli affacci dai ponti.

Tutto allude di continuo al simbolo.

 

Considerata la temporaneità dell’evento e la probabile rapidità con la quale i fruitori transiteranno nell’evento, in linea

con l’elevato grado di comunicabilità richiesto alla proposta ideativa, si è tentato, per quanto possibile, di tradurre

il simbolo in segni, volutamente marcati.

Così la comunicazione della natura delle Architetture di servizio, è affidata alla loro stessa immagine.

Le prue aggettanti sul decumano segnano e caratterizzano tutto il percorso est-ovest, generando superfici in luce ed

ombra, ripetute ed alternate.  La finitura esterna costituita da una “pelle” in pannelli metallici bianchi microforati con

percentuali di foratura crescente dall’alto verso il basso, riveste sia le navi, che le lance, che i fari.

Il rapporto con il contesto, in particolar modo rispetto alle aree esterne progettate in fase di pianificazione, è regolato

mediante la considerazione di tre aspetti: l’analisi dei flussi e delle funzioni, l’interfaccia fisica tra architetture ed esterno,

le relazioni visive che si instaurano tra interni ed esterni.

L’ubicazione degli accessi e dei collegamenti risulta progettato in funzione della previsione delle densità dei flussi,

vvero da ovest verso est nel caso della stacca H1. La stecca funge da filtro dei flussi dalle zone a maggior percorrenza

a quelle con carattere più stazionario verso l’hortus, in cui, oltre il canale limitrofo la stecca, trovano spazio aree

attrezzate dedicate alla ristorazione ed al relax. Le funzioni pubbliche e con maggiore potenzialità ricettiva

(aree adibite alla ristorazione) sono poste in punti privilegiati, generalmente in corrispondenza delle prue e delle poppe

delle navi, visibili dall’esterno dai percorsi principali. I prospetti sono compatti nei fronti prospicienti il cardo secondario

e l’hortus, e divengono espressivi in corrispondenza del decumano e del fronte nord. Le aperture finestrate presenti al

piano terra, permettono una efficace interfaccia visiva tra interno ed esterno, rendendo dall’esterno facilmente intuibili

le funzioni ospitate e gratificanti le viste dall’interno. Particolare attenzione è stata posta nello studio dei flussi, oltre che

dei visitatori, anche degli addetti, delle merci e dei rifiuti. I flussi relativi al trasporto di merci e rifiuti saranno concentrati

durante le ore notturne, e seguiranno lo stesso percorso ovest est. I corpi scala a servizio dell’interrato ed i montacarichi

sono distribuiti in modo equilibrato su tutto lo sviluppo della stecca, garantendo facilità di accesso ed evitando le criticità

derivate dalle sovrapposizioni.

Le funzioni all’interno delle Architetture di servizio sono state distribuite in linea con quanto esplicitamente richiesto dal

bando, tentando di offrire una risposta concreta al più proficuo utilizzo delle stesse e, per le funzioni di più ampie dimensioni,

di permettere la possibilità di modifica dei layout interni.

Per tutte le architetture di servizio sono stati proposte soluzioni che rispettassero adeguati livelli di sostenibilità ambientale,

con particolare riguardo all’impiego di materiali re-utilizzabili, e che permettessero una rapida posa in opera e dismissione.

e mediante una serie di accorgimenti adottati sia sull’involucro (intercapedine areata, specchio d’acqua per la regolazione

del microclima, shed integrati al fotovoltaico con solaio areato in copertura) che sui tutti i componenti dei fabbricati

(materiali a basso impatto ambientale, riciclabili e ad alte prestazioni energetiche).

Capogruppo: arch. Andrea Quattrocchi

Gruppo di progettazione: arch. Andrea Quattrocchi, arch. Irene De Simone, arch. Claudia Calice

 Collaboratori: Lorenzo Alaimo, Sina Darouei

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